Repertorio L – O

L’ACQUABBELLE (Albanese-Pigarelli)
Questo bellissimo canto abruzzese cerca di far assomigliare l’allegria della protagonista “Mariucce” alla fresca, scintillante acquabbelle.

L’AMBA RADAM (E. Grazioli)                                                                                                                             Canto di guerra, degli alpini, originato da un episodio militare e da una storia al punto tale che ancora oggi “ambaradam” vuol dire massacro, grande confusione e baraonda. Amba Aradam è un villaggio etiope noto per la battaglia e per il massacro che represse la resistenza etiope nell’aprile del 1939.

L’ARTIGLIERE (L.Pigarelli)
Canto degli artiglieri alpini. Si ritiene che questo canto sia nato nell’ultima guerra.Esso è stato raccolto in Val di Non da ex-soldati dell’artiglieria da montagna. Insolita la bella ed ingenua poesia a forma di dialogo tra innamorati che si inquadra benissimo nella melodia semplice ed immediata.

LA BELLA GIARDINIERA (Giovanni Veneri)
Raccolta a Calceranica, sulle rive del lago di Caldonazzo, questa simpatica e ingenua canzone di indubbia origine popolare, ripercorre la mesta avventura della bella giardiniera, che si porta sino alla tarda età il peso delle proprie giovanili delusioni amorose

LA CANZONE DEL GRAPPA (L.Pigarelli)
E’ la rielaborazione, ad imitazione di fanfara, di un noto canto patriottico risalente alla prima guerra mondiale, il cui contenuto celebra le gesta dei soldati italiani nella difesa del Monte Grappa

LA CONTRA’ DE L’ACQUA CIARA (Bepi De Marzi)                                                                               Ricordi, sentimenti, nostalgie. L’abbandono dei piccoli paesi da parte dei giovani, la scomparsa del filò della sera e il graduale venir meno della vita del rione  fanno sì che soli i vecchi siano rimasti, muti testimoni del nuovo che avanza

LA DOSOLINA (A.Pedrotti)
La vicenda amorosa della giovane Dosolina alle prese col focoso e geloso innamorato si conclude con la classica e tipica minaccia: “ma se ti trovo in compagnia, te l’ho giurato, ti ammazzerò!”

LA FIGLIA DI ULALIA (A.Benedetti Michelangeli)
E’ un vecchio canto popolare della Val di Sole appreso molti anni fa dalla giovane Teresa Eccher che l’aveva imparato dalla sua bisnonna. Bel canto impreziosito dall’armonizzazione del grande Arturo Benedetti Michelangeli.

LA GENZIANELLA (Achille Berruti)
Dopo la stella alpina la genzianella è il fiore più caratteristico della montagna. In questo canto fa sognare il cuore della bella pastorella che, cantando di valle in valle, con l’aiuto dell’eco comunica il suo desiderio d’amore.

LA GIGIA L’EI MALADA (L.Pigarelli)
E’ un bel canto a tempo di marcia e divulgato dai soldati della Grande Guerra : ecco uno fra i tanti resempi di canti che hanno raggiunto la popolarità proprio attraverso le ripetute “cante” dei militari

LA LEGGENDA DELLA GRIGNA (Vittorio Carniel)
Come tutti sanno le montagne sono un frequente riferimento nei canti popolari, descritte in molte leggende e canti di montagna. Questa volta una bella e cattiva principessa trasforma in montagna un giovane cavaliere che ha avuto l’ardire di volerla conoscere. Il canto è un classico del repertorio popolare trentino, molto noto e diffuso nelle nostre regioni.

LA MATTINA QUAND LE CAMPANE (L. Pigarelli)
La fantasia popolare produce spesso storie in cui la tragedia assume netta predominanza. La narrazione può però seguire, come in questo caso, un andamento scanzonato e sdrammatizzante. Anche la melodia ed il ritmo sono in sintonia più con l’ottimistico romantico assunto finale che non con la triste sorte del “bel morettino”.

LA MIA BELA LA MI ASPETA (A.B.Michelangeli)
Canto di sicura antica origine tornato in voga dopo l’ultimo conflitto: il dolore del distacco dal soldato che parte per la guerra, è diviso egualmente fra l’amore per la donna che deve lasciare e l’amore per le belle montagne della sua Valcamonica, che forse non rivedrà più.

LA MONTANARA (Ortelli-Pigarelli)
E’ il canto che esalta i monti. Esso è nato assieme al Coro della S.A.T., che lo fece conoscere in tutto il mondo. Oggi “La Montanara”è considerata come l’inno della montagna.

LA PAGANELLA (A. Pedrotti)
E’ uno dei canti più popolari, dopo “La Montanara”, della nostra Regione. Questa grande montagna dalla quale si domina tutto il Trentino e tutto il mondo ,dall’altopiano di Asiago “fin a Milan” si erge a simbolo di una ideale unione di tutti gli appassionati della montagna. Lo spirito di questa canzone dal semplice testo è allegro , disinvolto e assai piacevole.

LA PASTORA (L.Pigarelli)
Canto trentino. E’ vecchia quanto il mondo la vicenda della pastora e del lupo feroce. In questa versione trentina essa ha assunto una veste poetica e melodica del tutto particolare. Si distingue per l’estrema semplicità, ma è di una struggente tenerezza.

LA PREGHIERA DEL CONTADINO     (Inno svizzero)                                                                     L’antico salmo svizzero è inno nazionale dal 1º aprile 1981. Il brano ha una storia lontana, risalente al 1841, quando fu composto come preghiera, dal monaco cistercense Alberik Zwyssig dell’abbazia di Wettingen. Da allora fu frequentemente cantato anche in eventi nazionali. La musica è maestosa, come si conviene ad una preghiera o inno nazionale, è in 4/4 con crescendo finale. Il testo italiano è di Camillo Valsangiacomo.

LA RONDINELLA (S. Deflorian)                                                                                                               Nota anche con il titolo Tonin, Tonin va in camera, nata peraltro in Romagna, è una sbarazzina canzone che narra di pene d’amore apparentemente provocate da una rondine che canta in piena notte, sveglia il protagonista mentre l’amata dorme ignara dei desideri che sono stati scatenati. La melodia scorrevole, a tempo di valzer, accompagna il testo e sembra una danza.

LA ROSALINDA (Giovanni Veneri)
Il canto è originario della Val di Non. La ragazza, Rosalinda, tradita dal suo “Ferùzio”, si confida con la Madonna dapprima e poi manifesta alla mamma i suoi propositi di suicidio. E immagina già gli ultimi passi della sua vita: la preparazione del veleno, il momento della morte e della sepoltura laggiù nel campo delle pene e del dolor.
E’ un canto abbastanza triste, ma il suo andamento melodico, così come la sua conclusione armonicamente “sospesa”, fanno pensare ad un finale molto meno tragico.

LA’ SOTTO QUEL VEL                                                                                                                                    Melodia dolce e profonda a sottolineare il mistero, avvolto in un velo, della nascita di Gesù: un invito alla fede , a riconoscere un evento straordinario, a condividere il senso più profondo della festa.

LA SMORTINA (L. Pigarelli)                                                                                                                     Canto popolare piemontese che descrive il tormento amoroso della ragazza che ha perso i suoi colori, addolorata per la lontananza del suo amore. Pene d’amore riassunte nella frase finale: ,, “e mi giravo di qua e di là”. E’ una melodia semplice, che accompagna in modo perfetto il testo letterario.

LA SPOSA MORTA (A.Pedrotti)
Questo canto popolare piemontese ha raggiunto una rara elevetezza tra le spontanee espressioni dei canti popolari. Un ampio ritmo funebre accompagnato dal rintocco delle campane accoglie il ritorno del montanaro emigrato che si avvicina al suo paese. Egli è colto da un triste presentimento: quel lugubre suono di campane non gli da pace. Raggiunta la casa, vi trova la spietata conferma: la sua sposa è morta. La nenia continua quasi perde3ndosi dietro al mesto corteo.

LA TESTA MALCONTENTA (L. Chailly)                                                                                                          Il canto che segue è stato raccolto in Valsugana e l’armonizzazione di Luciano Chailly ha vinto, qualche anno fa, il primo premio al 7° concorso per l’armonizzazione di un canto popolare, promosso dalla Federazione dei Cori del Trentino. Musica melodiosa, a tratti struggente, uno dei canti d’amore più noti e appassionati.

LAUDA DELL’EPIFANIA (L. Pigarelli)                                                                                                             I Magi venuti dall’Oriente si presentano e rispondono a tre domande: le risposte sono un atto di fede per un sacro mistero che guida il cammino della vita. Anche questo, come altri natalizi è un canto suggestivo, dalla melodia semplice e armoniosa.

LA VALCAMONICA (G.Grosselli)
Questo canto è un inno, è un’esaltazione ad una delle più belle valli alpine vicine alla nostra cultura contadina, alle nostre tradizioni. E’ un motivo molto popolare, orecchiabile e molto diffuso che si canta spesso in compagnia.

LA VERGINE DEGLI ANGELI (G. Verdi)                                                                                                     Celebre aria che chiude il finale dell’atto II de La forza del destino. Si racconta che Il Maestro Giuseppe Verdi si recava spesso a pregare presso un altare minore della Basilica di Cortemaggiore, paese a pochi chilometri dal quello in cui nacque la madre di Verdi. Vi campeggia un enorme dipinto intitolato “La resurrezione di Maria”, di Francesco Scaramuzza: vi appare la Vergine portata in cielo da una folta schiera di angeli. Tradizione vuole che sia stato proprio questa magnifica tela ad ispirare al grande compositore La Vergine degli angeli.

LA VILLANELLA (S. Deflorian)
Il canto, ultrapopolare, fa parte molto spesso anche del repertorio delle orchestrine nelle sagre paesane ed è un cortese e brioso invito al ballo.

LE CARROZZE (R.Dionisi)
Canto trentino. Una tragicomica vicenda originaria della Val di Non. La vena poetica del popolo riesce a rendere divertente perfino un assassinio! Le violente passioni assumono qui aspetti particolari fino a sfociare in una risata. La musica si addice straordinariamente all’originale testo.

LE DOLOMITI (C. Moser)                                                                                                                                 Un  particolare aspetto naturale della nostra terra che tutto il mondo ci invidia  sono le Dolomiti, oggi patrimonio dell’Umanità. Le Dolomiti da sempre vissute dall’uomo con rispetto, lavoro tradizionale e oggi turismo vivono delle loro bellezze naturali, dei loro colori dolci e vivaci che mutano nel giorno e nelle stagioni, che contrastano con la prepotenza delle pareti rocciose e delle torri che si alzano al cielo. Per tutto questo attorno a questi monti sono nate leggende e fantastici racconti, storie di uomini e della loro vita  che il canto popolare ha trasformato in melodie e armonie sonore. Due trentini, Italo Varner, autore del testo e Camillo Moser, compositore della musica omaggiano in questo canto d’autore la passione per monti.

LE SOIR A LA MONTAGNE (Arturo Benedetti Michelangeli)
Val d’Aosta. La popolarità di questo canto valdostano si estende a tutta l’Italia settentrionale. La bella melodia, seguita da un ritornello a tempo di danza, si avvale di una stupenda veste armonica

L’E’ TRE ORE CHE SON CHI SOTO (A.Pedrotti)
Una buffa serenata trentina con accompagnamento di chitarra e mandolino. La bella ritrosa si fa pregare per tre ore prima di affacciarsi al verone. Alla fine il menestrello sarà ripagato della visione della bella dalle trecce d’angelo.

LUCIA MARIA (A.B. Michelangeli)                                                                                                                  Una storia drammatica che si conclude in tragedia: una ragazza madre finirà impiccata per aver annegato il piccolo. È un canto di origine piemontese dalla struggente melodia sorretta dai bassi, al massimo della loro espressione nel finale, quasi un grido di angoscia

LU PIANTE DE LE FOJE (Albanese-Pigarelli)
Canto abruzzese. La poesia descrive magistralmente l’autunno in montagna con le sue nebbie tra le foglie che cadono. La melodia lenta e nostalgica si conforma perfettamente al testo ed è caratteristica del folclore d’Abruzzo.

MAMMA MIA VIENIMI INCONTRO (A.Pedrotti)
Canto dei soldati italiani in Africa 1896. Lì furono mandati gli alpini a combattere una guerra in condizioni climatiche a loro sfavorevoli. Il canto sommesso dell’alpino racconta alla mamma il suo triste destino; combattere in una terra arida e polverosa nella quale, dice il testo, “si crepa dal calor”.
La canzone venne ripresa dagli alpini della guerra 1915-1918 nel noto canto “E Cadorna manda a dire”. Lo spirito della musica è identico.

MARIA LASSU’ (Bepi De Marzi)                                                                                                                   Nel  canto popolare il tema religioso è molto presente; è questa una preghiera alla Madonna. Questo brano è stato portato nel Coro Azzurro da gigi, un corista che da poco ci ha lasciato: è quindi la canzone per ricordarlo,  per affidare “lassù” tutti gli amici scomparsi, per lenire la nostalgia.

CANTO D’EMIGRANTI (MERICA, MERICA) (R. Dionisi)
E’ il consueto canto dell’emigrazione della nostra gente verso l’America, con le speranze e le promesse quasi mai mantenute. Il motivo è stato più volte cantato dal Coro Azzurro nella sua trasferta in America del 1992, davanti ai compaesani di Solvay, ad Hazleton e New York.

MONTE CANINO (L.Pigarelli)                                                                                                                      Tra i più classici e popolari canti degli alpini della guerra 1915-1918 questo stupendo canto rappresenta certamente in modo vivo l’epopea di questa guerra che qui è narrata con una prodigiosa potenza evocativa. Non c’è qui un personaggio ben definito, è il racconto di un viaggio che poteva all’inizio raccogliere un’avventura. L’andamento del canto, dalla marcia, quasi processionale, specifico, dà il senso dell’inizio e del c’era una volta. Già da subito un senso di lontananza e di ignoto in cui si trovano migliaia di persone, senza casa, che si incontrano al confine, che condividono fame, sete, freddo, il vero nemico che richiama prepotentemente il calore di casa.

MONTE PASUBIO (B.De Marzi)
Rievocazione suggestiva delle battaglie della prima guerra mondiale che ha insanguinato le regioni dell’Italia del Nord. Il rombo del cannone non frena l’avanzata degli alpini.

MORINELA (L.Pigarelli)
Canto trentino. Umoristico monologo dell’innamorato pigro alla sua bella. Le strofe sono semplici, schiette e un pò incongruenti. Ma sta proprio in questo l’immediatezza del canto e la sua ingenuità.

MOTORIZZATI A PIE’ (N.Montanari)
Canto alpino. L’arrivo della famosa “cartolina”, la partenza per la “naja”, l’enorme tristezza di dover lasciare la morosa a far l’amore con gli altri. E una volta arrivati al reggimento ci tocca subire anche le ironie dei “vecchi”. Tutto passa per• e verrà il giorno che anche noi canteremo: “finida l’è la naja, a casa alfin si va”.

NANNEDU MEO (T. Puddu)                                                                                                                             Canto della tradizione sarda, dal ritmo di un tradizionale ballo popolare, in cui musica e danza e parola sono fusi assieme. Il testo è una poesia di Beppino Mereu, dedicata all’amico Giovannino (Naneddu) che ricorda tempi lontani, che non tornano più, forse felici, ma di sofferenza, di carestia, per una vita spesso insostenibile. Il Coro esegue la versione per coro maschile, armonizzata da Tonino Puddu, del coro Ortobene di Nuoro che gentilmente ha concesso di inserirlo nel suo repertorio

 NENIA A GESU’ BAMBINO (L. Pigarelli)                                                                                               Bellissima e popolare lauda natalizia piemontese, testo e melodia sono vera poesia e vera musica. La commovente immagine del bimbo che gioca con la barba di S. Giuseppe crea un clima di dolce tenerezza e l’armonia che l’accompagna completa l’effetto.

NINNA NANNA (Brahms)                                                                                                                                   È un famoso canto , in versione natalizia eseguito in tutto il mondo in varie lingue. Un breve testo, una melodia semplice  costruiscono una dolce  ninna nanna. Da sempre ogni donna che culla un bambino canta qualcosa per rasserenarlo ripetendo così un rito antico e naturale che lega madre e figlio. È questa serenità il nostro augurio per tutti voi che ci avete ascoltato.

NINNA NANNA (R. Dionisi)                                                                                                                             La Val Lagarina ci tramanda questa dolcissima, straordinaria melodia, arricchita da un testo che nella sua ingenua grazia e semplicità riesce a raggiungere i vertici della poesia popolare spontanea. La calibratissima e sapiente armonizzazione, la prima del grande maestro Dionisi, per il Coro della Sat, ha saputo cogliere e valorizzare in maniera toccante la tensione emotiva del canto. La “Ninna nanna” rimane uno dei canti più eseguiti dai cori non solo trentini e da sempre è dedicato alle madri e più in generale alle donne .

OGGI E’ NATO A BETLEMME (P. Bartoli)                                                                                                  Questo suggestivo canto descrive la notte di Natale a Betlemme. È il classico quadro natalizio :i pastori giungono alla capanna per adorare il Salvatore del mondo. Anche se i loro occhi vedono un neonato avvolto in panni e deposto da Maria in una mangiatoia, in quel “segno” –narrano i vangeli riconoscono il Messia annunciato dai Profeti.

O FELICE O CHIARA NOTTE (R. Dionisi)                                                                                                     Il canto popolare ci tramanda numerose versioni melodiche sul tema del Natale: un tempo magico e sospeso, un Bambino appena nato i  pastori che abbandonano le greggi per andare ad adorarlo. In Trentino sono note tre arie diverse che accompagnano un testo pressoché simile che trasformano il Natale in un abbraccio augurale

OH BERSAGLIER (arm. Coro Acqua Ciara)
Anche qui il giovane bersagliere ha sedotto la ragazza che lo supplica di non tradirla mai: ne potrebbe morire dal dolore senza essersi confessata ed andare quindi all’inferno “a casa del diavolo”. Ma infine la supplica della ragazza si trasforma in una velata minaccia: attento, sono così bella che faccio innamorare.

OILA MARUSKA (Antonio Pedrotti)
Parodia alpina probabilmente portata da trentini e giuliani, ex prigionieri austriaci in Russia nella guerra del 15/18, dei quali è nota l’0dissea: fecero letteralmente il giro del mondo prima di tornare a casa. Da qui i riferimenti a luoghi e nenie asiatiche